Il video di Muschio Selvaggio è apparso nella mia homepage di youtube: il titolo mi ha attirato da subito, dato che sono vegetariano da un anno e mezzo e vegano da qualche settimana.
Della stessa serie ho guardato i confronti su legalizzazione e immigrazione: ad inizio video sapevo già con quale fazione mi sarei schierato, e raggiunta la fine il pronostico si è sempre avverato. Penso di condividere le tesi più logiche, il tutto interpretato sotto la lente dei miei valori. Dovessi costringermi a (non) ragionare con la pancia, sarebbe molto più facile dire “Aiutiamoli a casa loro”, “Gli immigrati ci rubano il lavoro”, “La droga è droga”, “Io voglio essere felice e mangio carne.”
Ho estratto alcune frasi (non sempre riportate testualmente) che mi piacerebbe analizzare, come esercizio per ragionare, per rivalutare le mie posizioni: evviva le ipocrisie e chi cambia idea nel tempo. Quanto sarebbe triste la vita se restassimo sempre saldi sulle nostre idee senza metterle in discussione e senza ascoltare le opinioni altrui. Consiglio la visione per capire meglio le osservazioni e capire il tono con cui le frasi sono state pronunciate.
“Siamo per un consumo consapevole…in una maniera di godersi la vita.”
Questa frase presuppone che per godersi la vita si debba obbligatoriamente consumare carne, per cui il godimento dovrebbe essere precluso a chiunque non voglia mangiarne. Io non mi sento come se non mi stessi godendo la vita. Anzi, sono molto contento di quello che faccio, delle persone che ho attorno, della considerazione che ho di me, del piacere che provo quando mangio. Eppure non sento il sapore della carne da venti mesi. Nessuno nega che il sapore della carne sia buono, ma il cibo non è solo gusto. Dietro al cibo che mangiamo ci sono aspetti che molto spesso nemmeno immaginiamo, mentre altre volte nonostante conosciamo le dinamiche preferiamo fingere di non sapere. E questa non vuole essere un’accusa a chi mangia carne. E’ solo una constatazione, e personalmente non giudico chi fa un ragionamento del tipo: Il mio piacere è più importante della sofferenza degli altri.
E’ umano.
Allo stesso tempo assicuro a chiunque abbia paura di sentire la mancanza di alcuni alimenti che dopo pochi mesi ci si abitua a riconoscere e apprezzare nuovi sapori, nuove consistenze; inoltre esistono alternative vegetali che replicano in maniera quasi indistinguibile i sapori a cui magari si è abituati senza dover ricorrere all’uccisione degli animali, soprattutto in un periodo dove la tecnologia è così evoluta.
“La vita deve essere allegra e piacevole.”
Vale qui lo stesso discorso di prima: è sacrosanto che la vita debba essere allegra e piacevole. Ma chi sta dicendo che non lo può essere sposando un’alimentazione che non preveda l’uccisione di esseri viventi?
Se applicassimo questo ragionamento ad altri ambiti della vita, io dovrei essere libero di circolare per strada oltre i limiti consentiti: a me piace l’ebbrezza di guidare auto a velocità folli che metterebbero a rischio la sicurezza degli altri, la vita degli altri. Ma mentre Guido dice “a me della felicità di un fagiano non frega un cazzo”, io penso si debbano sempre considerare le conseguenze delle proprie azioni.
Che siamo “figli dell’occidente viziato” è una verità.
Ma questo non dovrebbe significare che proprio grazie all’opulenza possiamo permetterci di nutrirci senza provocare sofferenza?
Biagiarelli smonta immediatamente il luogo comune della povertà, per cui mi chiedo: perché il lato a sinistra porta dimostrazioni con tesi fondate mentre gli altri parlano solamente di luoghi comuni?
E’ più viziato chi ha la pretesa di poter sempre mangiare carne pagandola un prezzo ridicolo (vedi il petto di pollo nel banco del supermercato a 4 euro al kilo) o chi rinuncia ad alcuni alimenti che la maggior parte dei vegani ammetterà siano, al palato, buoni?
Guido dice: “a me dei peccati frega un cazzo”. E se qualcuno parlasse allo stesso modo degli esseri umani? Provo a rappresentarlo in maniera schematica e quanto più semplice possibile.
Uccidere è un peccato -> A me dei peccati frega un cazzo -> Posso uccidere.
Un po’ superficiale e egoista, non pensate? (N.B. Con questo esempio non intendo dire che la vita umana valga quanto quella di un animale; A patto che tutti riconosciamo che la vita di un essere vivente deve avere un valore. E’ solo un tentativo di applicare lo stesso ragionamento cambiando i soggetti, per cambiare prospettiva).
Gli altri punti salienti mi fanno solo sorridere: “Il veganesimo è una fede”, “Gli allevamenti intensivi in italia non esistono”, “I bambini sono senza acqua perché voi vegani mangiate gli avocado”.
In un anno e mezzo da vegetariano penso di aver comprato un paio di avocado. Non conosco la segmentazione delle vendite di avocado nel mondo, ma mi risulta difficile immaginarmela così. Per i dati sullo sfruttamento della terra e sulla destinazione d’uso della soia rimando al video che li riporta in maniera più affidabile rispetto a me. La definizione di fede invece può essere trovata su qualsiasi dizionario.
Un’altra obiezione spesso sostenuta è: mangiare carne che non provenga da allevamenti intensivi può essere etico. Piccola osservazione, come suggerisce Biagiarelli: Gli animali allevati estensivamente avrebbero un impatto sul suolo addirittura superiore rispetto a quelli intensivi. Ammesso e non concesso che a qualcuno importi del pianeta terra.
Si può avere un po’ di felicità nella vita? Riprendo in mano “Se niente importa” di Foer e cerco una frase che ricordo di aver sottolineato: “Invece di un padre che griglia hamburger di tacchino, i miei figli ricorderanno un padre che brucia hamburger vegetariani in giardino.”
Se penso ai bei momenti passati con i familiari o con gli amici e cerco di identificare gli elementi che hanno reso un pasto piacevole, non mi viene in mente nessun alimento specifico. Non ricordo se a quella cena a casa di Giada avessimo mangiato del Babaganoush, dell’hummus, una tagliata di carne, delle costine di maiale, se il ragù fosse di carne bovina o di soia. Ma ricordo le battute, le gaffe, i sorrisi, gli schieramenti sui temi di cui abbiamo parlato, i racconti, le vacanze, le passioni, le paure, i successi di chi era seduto a tavola. Mi chiedo se anche per gli altri la convivialità sia più importante rispetto al sapore.
“I sardi sono le persone più felici del mondo perché mangiano carne”, “E sono anche buoni” (relativo ai salumi vegetali), “Il fatto che della felicità del fagiano non ti interessi non vuol dire che la felicità del fagiano non conti”.
Guido fa le virgolette con le dita mentre cita il “latte” di soia, mi viene in mente questo video che riguardo volentieri: voleste sapere perché nonostante siano di plastica si chiamino carta d’identità e carta di credito, perché il panda è carnivoro ma non è un carnivoro, perché i cammelli siano ruminanti che non sono ruminanti, cosa sia la tuta da ginnastica per correre nudi, ecco, prego, questo è il video.
Nessuno vuole costringere nessuno. Le mie sono solamente elucubrazioni su questa tematica che mi sta a cuore. Vuole essere un invito, in primis a me stesso, a non parlare per partito preso: vuole anche essere un invito ai vegani a non mostrarsi sempre come un muro, di presentare sempre e solo dati. Essere vegani significa sposare uno stile di vita, ma è importante non dimenticare che tutti abbiamo diverse sensibilità e consapovelezza.
Questo il link alla scheda goodreads dedicata al libro del saggista statunitense citato: Se niente importa. Perché mangiamo gli animali?
Riporto un’altra frase che ho ritrovato mentre cercavo l’episodio della grigliata di hamburger vegetariani: “A me pare che sia inequivocabilmente sbagliato mangiare maiale di produzione industriale o nutrirci la propria famiglia. Forse è sbagliato anche tacere di fronte agli amici che mangiano maiale di produzione industriale, per quanto possa essere difficile dire qualcosa.”
In quelle tenebre è un libro che parla anche delle persone che circondano gli uomini a cui fu affidato lo sterminio degli ebrei, oltre alla “mediocrità del male”.
Buona scelta consapevole a tutti