Ogni volta che vado al mercatino dell’usato seguo lo stesso percorso. Costretto a dover superare il reparto mobili, guardo il pavimento per non farmi distrarre.
“I libri sono ordinati alfabeticamente per il cognome dell’autrice”
È il reparto che sta in fondo, la frase è scritta a mano sopra lo scotch di carta, punto in quella direzione, agli uomini ci penso dopo.
Woolf, non ho mai trovato nulla, Murgia, un paio di libri li ho presi, Moshfegh, niente, Lacey, Biografia di X l’ho dovuto prendere il biblioteca, Cusk, trovo sempre qualcosa.
Di Coventry ho già scritto qui. Su Goodreads ho scritto due righe su Resoconto che mi vergognerei a ripubblicare. È passato quasi un anno, compaiono le parole “Bellissima” e “Bellezza”. Chissà a cosa pensavo.
Niente giri di parole: mi sono costretto a leggerlo, per paura di non capire il terzo romanzo della trilogia dell’ascolto, Onori, che ormai ho già comprato. L’avrei abbandonato perché sentivo la mancanza di tutto quello che nel primo, Resoconto, mi aveva tenuto incollato alle pagine. Per assurdo, questa volta, ci ho messo un terzo dei giorni per leggerlo: non ce la facevo più a vederlo sul comodino.
Fa parte di una serie, e infatti anche qui ciò di cui parla afferisce quasi sempre alla sfera familiare, i genitori, i figli, la separazione, il divorzio, l’amore.
Manca il collante, le storie che racconta sembrano sconclusionate, come l’episodio del ragazzino che va a tagliarsi i capelli, oppure le diverse scene che vedono coinvolti i vicini di casa e i muratori, per arrivare infine all’ultima cena.
Ho solo tre sottolineature in centonovantacinque pagine.
- Aveva cercato di restare indifferente a come Clara suonava il violino: non intendeva farla crescere con la stessa impressione che avevano dato a lui i suoi genitori, ovvero che il loro amore dipendesse dalla sottomissione ai loro desideri.
- – A volte per i genitori è un problema, – ha detto. Hanno questo bambino che è una specie di testimone silenzioso delle loro vite, poi il bambino cresce e inizia a spiattellare in giro i segreti di famiglia, e a loro non va giù. In tal caso prendetevi un cane, gli direi. Avevate un bambino, ma in realtà avevate bisogno di un cane, qualcosa che vi amasse e vi obbedisse ma che non spiccicasse parola, né allora né mai, perché e fuori di dubbio che un cane, qualunque cosa gli facciate, non potrà mai replicare.
- Le ho detto che un sacco di gente passa la vita cercando di far durare le cose, ma spesso è solo un modo per non chiedersi se siano effettivamente quelle le cose che si desiderano.
Ritengo si possa capire molto di una persona da ciò che sottolinea nei libri. È anche il bello di prenderli usati. Se solo non fosse che poi mi ritrovo ad avere sempre la gomma in mano e le dita impiastricciate, e poi rimane il solco della matita.
C’è sicuramente qualcos’altro che mi ha colpito, su qualcosa ho riflettuto, ma niente a che vedere con le sue altre opere.
Un po’ perché voglio che si faccia perdonare, un po’ perché son curioso, un po’ perché ormai ce l’ho lì in libreria, inizio Onori. Vediamo.