Simone è un ventenne, velocizza tutti i video che gli propongo eccetto le interviste, i dibattiti e i comizi. Si sta interessando ad alcune tematiche specifiche: razzismo, sessismo, religione, divorzio, aborto.
Era il 2022 e penso TikTok mi avesse profilato in questo modo.
Digito “Oriana Fallaci” nella barra di ricerca ed eccolo, il video che dura 7 minuti e 19 secondi, 19000 visualizzazioni, seguito da uno che ne ha totalizzate dieci volte tanto. Sarà perché è sottotitolato in inglese. O perché dura 52 secondi. Non sto giudicando chi ha la soglia dell’attenzione inferiore al minuto.
Vorrei scrivere di come funziona, sto algoritmo, dei libri della Fallaci che ho in libreria, della selezione che ho visto all’Alpe Colle, delle cinque ore di macchina, di sta copertina:

Ma entriamo nel merito. Parto dal video, quello in cui parla di aborto. Associo ad ogni sua frase una sola parola
- “Si sta parlando di un problema che riguarda principalmente le donne, direi esclusivamente le donne” -> Discutibile.
- “È inaccettabile che sia condotto da 6 uomini e da tre donne” e “Mi dispiace essere la prima donna a intervenire ma la quarta persona a intervenire” -> Condivisibile
- “La scelta e la decisione tocca a noi, perché siamo noi a rimanere incinte e a partorire” -> Vero. Verissimo. Però mi chiedo se sia giusto escludere, nella decisione, l’uomo che quell’ovulo l’ha fecondato, che potrebbe desiderare di diventare padre, che potrebbe pensarla diversamente dalla potenziale genitrice. Eppure non mi viene in mente nessuna soluzione. Cosa potrei proporre? Non esiste una maggioranza assoluta. Ci sono solo due votanti.
Passiamo al libro. Prima di questo ho letto solamente “Lettera a un bambino mai nato”, mi sono già fatto un’idea, per quanto limitata, su Oriana Fallaci. Mi trovo d’accordo con la maggior parte delle sue posizioni. Riprendo la nota con gli appunti di quel libro e leggo “La guerra è un infanticidio rimandato di vent’anni”, ecco dove ne aveva già parlato.
Questo libro/intervista, invece, è più discutibile. Parlare di Berlusconi non mi compete, conosco meno della metà dei politici che cita in tutta l’opera, e fare ricerca sulla scena politica di più di vent’anni fa, per usare una perifrasi, non è la mia priorità.
La stimo a partire da pagina 26. Racconta della madre, una donna garbata, che odiava i tedeschi, durante un episodio in cui picchia una “mascalzona voltagabbana” che maltratta un prigioniero tedesco incatenato. Lo racconta per descrivere il desiderio di fare lo stesso davanti alle immagini di una soldatessa che si fece fotografare mentre teneva un detenuto iracheno a guinzaglio. La stimo perché sento un’alleata, penso “allora non sono l’unico che si indegna quando, a prescindere dal reato commesso, vengo a conoscenza di trattamenti disumani inflitti ai colpevoli”.
Poi inciampa, e la stima appena conquistata si volatilizza. Non posso nemmeno usare il verbo inciampare: assomiglia più ad un passo claudicante, un difetto nel pensiero, non uno scivolone o una singola esternazione fraintendibile.
Ad esempio dice che i figli di Allah non si vergognano di alcuni delitti, che solo noi occidentali li condanniamo. Inoltre mi infastidisce la facilità con cui lascia intendere che “islamista” e “musulmano” siano la stessa parola.
Fossi ancora in vita, probabilmente, ti farei vedere questo:
A me è servito.
A pagina 65 leggo “Zitte zitte le moschee sorgono ovunque, e la tracotanza degli invasori è raddoppiata a tal punto che nessuno ci fa più caso. Chi si ribella, oggi, allo straniero che spadroneggia nel nostro paese? Chi si indigna, oggi, per il marocchino che infrangendo il Codice Penale tiene due o tre mogli e vorrebbe mettere il burkah anche a me? Chi si arrabbia, oggi, con l’albanese che gestisce la prostituzione e che ubriaco investe i passanti, li uccide? Chi si oppone, oggi, al sudanese che fa la pipì sui monumenti e spaccia la droga sui sagrati delle chiese? … l’algerino che aggredisce o ricatta il carabiniere in procinto di arrestarlo?”
Avrei potuto scattare una foto alla pagina, sfruttare l’optical character recognition ed incollare direttamente il testo, senza doverlo copiare a mano. Ma ho voluto approfittarne per rileggerle, per fingere che siano state scritte di mio pugno. E mi sento addosso i vestiti di un leghista, o di un qualsiasi editorialista della Zanzara. Mi chiedo come sia possibile. Che una donna tanto intelligente, con una dialettica così invidiabile, una persona colta e capace di sviluppare un pensiero proprio, possa abbassarsi a delle associazioni così insensate. Sarà perché rifiuto di accettare che le persone che fanno del ragionamento il proprio mestiere possano cadere in delle trappole così stupide, per quanto umane.
Non me lo spiego.
Già sento gli eco di “va contestualizzata nel suo periodo storico”, “ma basta parlare di dati, prima gli italiani!”, “io ho un amico che è stato investito proprio da un immigrato ubriaco…” e bla, bla, bla.
E se anche questo razzismo religioso non esistesse, come si dovremmo giustificare le frasi che seguono?
“Ce n’è un altro che sembra lo scemo del villaggio. Ha una faccia così poco intelligente, poverino, e un labbro così pendulo, che vien voglia di pagargli una plastica.”
“Non perché è mostruosamente grasso ma perché è cattivo”
Perché si abbassa a dei meri insulti sul fisico o sull’aspetto estetico? Non sembra manchino gli elementi con cui attaccare sui contenuti.
E la Fallaci si trasforma in un Parenzo che insulta Spatalino perché grasso e puzzolente, senza nemmeno tentare di spiegargli che definire gli immigrati dei “sacchetti a perdere” è sbagliato.
Provo disgusto.