Sul telefono ho diverse note sparse contenenti appunti presi durante la lettura dell’amica geniale, oltre ai dialoghi estratti dalla trasposizione televisiva.
Nicole Della Santina commenta in questo articolo la figura di Nino Sarratore analizzando accuratamente quelli che anche per me sono stati i punti più interessanti: la misoginia e il rapporto con la figura paterna.
Conclude l’analisi con una frase che tira i lacci del corsetto, rendendo tutto compatto e aggiungendo valore a tutto ciò che è stato detto in precedenza, ridando ordine agli oggetti sparsi: “Alle sue spalle i suoi antenati gli strizzano l’occhio e davanti a lui come un deja vù ci ritroviamo i suoi figli e i figli dei suoi figli“.
La costruzione dei personaggi è ben riuscita, facilitata anche dal largo spazio concesso dai quattro volumi.
Ma ciò che più ci fa odiare Nino Sarratore (l'
Seguono i dialoghi o flussi di pensiero che ho trascritto.
#1 “Ognuno organizza la memoria come gli conviene”
#2 (Dialogo tra Dede – la figlia più grande – e la madre Elena)
D: “Non ha mai pianto una lacrima.”
E: “Le lacrime non sono dolore”
D: “Sì, e senza lacrime chi ti assicura che il dolore c’è?”
E: “C’è e spesso è un dolore ancora più grande”
#3
Perché cazzo la mamma di Elena, quando capisce di essere prossima alla morte, vuole essere rassicurata che i figli non lavoreranno più per i Solara?
Perché si preoccupa tanto che la figlia si sposi ufficialmente con Marcello?
Perché la gente vuole morire avendo rassicurazioni? A cosa serve?
#4
Non è definibile il punto in cui l’asfalto passa dal buio alla luce proiettata dal lampione.
Come un limite matematico, Achille e la tartaruga, che però si toccano e in un punto c’è il buio e in uno la luce.