San Benedetto ha disciplinato la liturgia delle ore dando forma alle “ore canoniche”, che hanno sostituito quelle temporali, definendo il tempo del lavoro e la recitazione delle preghiere.
Otto Anderson lotta contro la vita, architetta modi per sottrarvisi, spera in una morte che coincida con la fine del dolore e la ricongiunzione con la moglie perduta precocemente.
La morte di Sonya annulla la sua definizione di tempo: i bei momenti trascorsi assieme diventano un mero ricordo e smettono di essere linfa vitale, la voce degli altri allontana il ricordo della voce di lei, la ronda del vicinato è l’unico rituale che continua a vivere.
La Chiesa ha sviluppato un metodo per assicurarsi che i credenti rispettassero le regole imposte e vi si adattassero, perché è con queste che si crea un Dio: senza assiomi, senza imperativi, senza regole, Dio muore.
Giovedì 28 Novembre ho incontrato un amico di settantasette anni al bar della stazione di Faenza, a pochi kilometri dal punto in cui ci siamo conosciuti un anno prima. Io leggevo 1Q84, lui puntava la lente d’ingrandimento su un testo che parlava di intelligenza artificiale.
“Ci sono dei momenti in cui l’uomo pensa al gesto estremo. La scelta più facile, soprattutto per un non credente, è farlo: se in questo momento soffro, se il mondo non ha un senso, se non esiste una ragione per vivere, se la morte significa la fine di tutto, sofferenza compresa, perché non farlo?”
La reale forza delle ore canoniche non è la suddivisione della giornata o il rispetto delle regole, ma quella di farci sapere che nello stesso momento in cui noi leggiamo un salmo, da qualche parte nel mondo un’altra persona come noi sta leggendo le stesse frasi.
Noi ci chiediamo cosa stia pensando di ciò che legge e lui fa lo stesso. Se ragioniamo in questo modo, non siamo più soli. Condividiamo la terra e il tempo con altre persone che soffrono come noi e si sentono sole come noi. E questo ci alleggerisce, può farci desistere dall’essere codardi, dall’ucciderci. Per citare Zerocalcare Sei solo un filo d’erba in un prato. Non ti senti più leggero?
“Lei non può saperlo, magari prima di ricevere la sua mail stavo per buttarmi sotto un treno, e invece eccoci qua a discutere, non potevo lasciarla senza risposta”.
So che sta leggendo queste righe. Le consiglio quel film, quell’inno alla vita. Solo io e lei sappiamo con chi sto parlando in questo momento. E sappiamo entrambi che alcune di quelle parole non le ha mai pronunciate.