Di “No hard feelings” già mi fa innervosire la traduzione in italiano “Fidanzata in affitto” che lo fa sembrare più trash di quanto giá non sia.
Film che passa in fretta, vedo riflesso nello schermo della TV un patetico sorriso che si allarga di qualche millimetro ad ogni scena: il tentativo di seduzione per non farsi sequestrare la macchina, le omissioni e le battute sulla differenza di età tra i due, il figlio dei genitori elicottero impacciato e che rimprovera la bionda quando si siede sopra di lui, l’uomo viscido alle prese con la trappola cinese PER DITA, Jennifer Lawrence nuda che lotta in spiaggia.
Molto scontato l’affezionarsi di lei, la connessione bluetooth del telefono con la Tesla, il ritorno con il ragazzo ghostato.
104 minuti ben spesi per non pensare a nulla e sentirsi un’ameba sul divano la domenica pomeriggio.
Nosferatu parte con un bel jumpscare che purtroppo si rivela essere l’unico. Senza doverlo nascondere, mi espongo al pubblico ludibrio e confesso di saltare dalla poltrona ad ognuno di essi. Fanculo il machismo.
Dalla fila davanti sento parlare di Dracula e mi sento un ignorante, belli gli effetti usati, fastidioso il respiro affannato di Vostra Grazia, fantastici il trucco, i costumi, la costruzione degli ambienti. Purtroppo la mia analisi deve fermarsi qui: non conosco la storia, il prodotto non è (forse giustamente) sufficiente a fornire un quadro completo, per cui oltre all’intrattenimento e all’aspetto visivo non ho molto da dire.
Voglio continuare a non guardare Thriller. Prisoners ha 4.3 stelle su Letterboxd, è in watchlist da mesi, un amico (grazie Matteo) ha detto che potrebbe piacermi.
E ci ha azzeccato.
Voglio continuare a non guardarne perché so che diventerei bravo a prevedere i plot twist, ad immaginare chi possano essere i colpevoli e che fine abbiano fatto le vittime prima del finale. Non voglio succeda questo, voglio continuare a farmi trascinare, ad essere spettatore passivo, assistere ad uno spettacolo di scrittura, senza sbirciare dietro le quinte.
Nei primi minuti il figlio del protagonista dice “Quando vai da McDonald’s ti senti in colpa per la vacca?” come giustificazione per aver ucciso un cervo durante una battuta di caccia.
Fallacia logica tanto stupida quanto diffusa quella di pensare “se non provo empatia per la vacca uccisa per fare questo hamburger, devo impormi di non provarne nemmeno per questo cervo” invece di porsi domande del tipo “se ne provo per il cervo, perché non mi capita lo stesso quando vado da McDonald’s?”
Unica pecca la costruzione troppo semplice del primo sospettato, che risponde come un bambino di dieci anni, quasi una figura piatta che non rende giustizia nemmeno al giusto messaggio “farsi giustizia da soli non è mai giusto”.
Rispettivamente due, due e mezza, quattro stelle su Letterboxd.